cane da pastore Kuvasz - AIPR associazione italiana cani da pastore

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Associazione Italiana Per la Tutela
del Cane da Pastore del Caucaso, Cane da Pastore dell'Asia Centrale e altre razze da pastore.
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KUVASZ
KUVASZ

RAZZA AMMESSA
AL REGISTRO SUPPLEMENTARE RICONOSCIUTI (R.S.R.)
DI PRIMA GENERAZIONE SENZA LIMITAZIONI

E’ possibile effettuare il riconoscimento in occasione di CAC – CACIB – Mostre Speciali o Raduni di razza.
Simile al Komondor per la morfologia, ma non per il mantello che è di tipo molto più comune, è il più antico fra i cani da pastore ungheresi, e, probabilmente, fra tutti i cani da pastore del mondo.
ORIGINE
L'origine di una razza.
Anche se le origini di una razza si perdono nella notte dei millenni, è molto importante riuscire ad immaginare in quali condizioni ambientali primordiali abbia vissuto. Troveremo allora relazioni molto strette tra un'epoca e il comportamento di una determinata razza. Nel caso del Kuvasz si comprende che ci troviamo in presenza del più diretto discendente dei mastini del Tibet: perché la più antica razza di cani da pastore deriva sicuramente in linea diretta dal più leggendario dei molossoidi, dal quale discendono anche tutti gli altri cani di grandi dimensioni chiamati "Molossi". Possiamo avere la certezza storica delle origini solo per quelle razze di recente creazione per le quali l'intervento dell'uomo ha avuto un ruolo determinante, ma quando ci avventuriamo alla ricerca delle origini di razze molto antiche, dobbiamo accontentarci di ipotesi e di valutazioni più o meno scientifiche. Le molte teorie dei tanti studiosi vanno dal geniale al ridicolo, ma noi, per principio, le rispettiamo tutte. Tuttavia possiamo dimostrare l'antichità di qualcosa se abbiamo prove documentate dell'origine del suo nome e questo vale anche per l'identità di una razza: in quanto è l'esistenza della razza che determina quella del nome.
L'origine del nome.
Un'attenta analisi del nome Kuvasz fatta da Dana I Alvi e Leslie Benis nel libro "Come allevare e addestrare un Kuvasz"  del 1969, arriva a conclusioni coincidenti con le ipotesi formulate da S.Gomez-Toldrà nel 1960, a proposito dell'origine del mastino spagnolo, la più antica razza spagnola discendente senza dubbio dal mastino del Tibet. L'analisi degli autori sopra citati, applicata alla razza spagnola, combacia perfettamente con la teoria di S.Gomez-Toldrà e nello stesso tempo consolida l'ipotesi sull'origine del Kuvasz. Teorie e congetture sulle razze ungheresi da lavoro sono sempre state numerose: ogni studioso attribuiva loro una storia diversa e collocava le loro origini in regioni immense, molto diverse e distanti le une dalle altre. Però nel novembre del 1965, sulla rivista mensile "il Pulì", pubblicata in lingua inglese, il cinofilo ungherese Sàndor Palfalvy, funzionario del ministero della sanità e membro dell'Accademia delle Scienze dell'Alabama, arrivo a conclusioni importanti di cui bisogna tenere conto. Il dottor Palfalvy, che allevava Puli da circa cinquant'anni e aveva dedicato molto tempo alla ricerca, era riuscito a portare a termine indagini dettagliate sull'origine della razza. Per arrivare a conclusioni valide entrò in contatto con altri scienziati ungheresi che conoscevano il loro Paese palmo a palmo e così riuscì a dare un contributo molto importante alla conoscenza delle origini delle tre grandi razze ungherese: Kuvasz, il Komondor e il Pulì. La storia di questi cani prima dei suoi studi era basata su semplici congetture. Kudda=kutta=kutya.
Il dottor Palfalvy e i suoi collaboratori compirono importanti studi su documenti di letteratura Sumera (quella Sumera è la più antica lingua scritta che si conosca), analizzarono testi in sanscrito, in greco, in latino, prendendo in attenta considerazione gli studi sulle civiltà mesopotamiche. La prima constatazione fu che il nome delle tre razze si trova già in quelle tre mitiche letterature: il Kuvasz, il Pulì e il Komondor vi compaiono come cani domestici addestrati dai pastori Sumeri 7/8000 anni avanti Cristo. Accompagnavano greggi e pastori nei loro viaggi attraverso la Mesopotamia e li seguivano nelle loro incursioni attraverso i Carpazi fino al territorio che costituisce l'attuale Ungheria. La parola "Kuvasz" è di origine sumera. Le prime due lettere "ku", derivano da un'antica parola usata per indicare il cane: "kudda". Successivamente "kudda" si trasformò in "kutta" termine ancora oggi usato dei popoli che parlano lingue dravidiche e i cui antenati fuggirono dalla Mesopotamia quando fu conquistata dagli Assiri… E nel secolo X appare nel vocabolario ungherese la parola "kutya". "Assa" in sumero significa cavallo e "ku-assa" era un cane che sorvegliava i cavalli e correva intorno a loro e ai cavalieri. Questi indizi ci fanno ritenere il Kuvasz come il cane da pastore più antico del mondo, paragonabile alle primitive razze "faraoniche" come il Cirneco dell'Etna, il Pharaon Hound e i segugi spagnoli. Circa le origini del nome della razza esiste un'altra teoria, secondo la quale Kuvasz deriverebbe dalla parola turca "kavasz" che significa "custode". Secondo alcuni ricercatori, un cane bianco col pelo liscio, massiccio, con testa grande dal cranio largo e piatto o, moderatamente, convesso, con orecchie pendenti e attaccate lateralmente, che ricorda molto da vicino tanto il Kuvasz quanto il nostro Maremmano-abruzzese, vivrebbe ancora nel Caucaso occidentale, dove sarebbe adibito tuttora a cane per la guardia del gregge dai predatori.
CARATTERE E FUNZIONALITA'
Per versatilità nel lavoro, questa razza potrebbe avere un'assoluta supremazia su tutte le altre razze di cani da pastore, ma c'è un particolare importante da tenere presente: mentre il peso del Komondor maschio arriva a 60 kg e più, quello del Kuvasz raggiunge a malapena i 50. Il peso unito a un'altezza al garrese inferiore sempre rispetto al Komondor di circa 5 cm, lo rende un po' meno potente al momento di affrontare predatori carnivori come ad esempio lupo.Il suo carattere dà prova di straordinario equilibrio fra l'attitudine a guidare il gregge, l'aggressività, la potenza e la rapidità nel prendere decisioni drastiche, caratteristiche peculiari di ogni cane al quale sono affidati incarichi di responsabilità. La stretta parentela con il molosso del Tibet, anche se vecchia di circa 10.000 anni, da al Kuvasz l'istinto della guardia comune a tutti i mastini, che hanno un elevato senso di vigilanza. Raramente i cani da pastore lo possiedono. In questo caso, però, come in quello del Komondor e di qualche altra razza della quale parleremo in seguito, questi comportamenti concorrono a formare la loro personalità e devono essere in perfetto equilibrio. L'assenza dell'uno o dell'altro costituisce una tara, un difetto caratteriale.Se approfondiamo attentamente e analizziamo le origini della morfologia e della personalità, vediamo che queste coincidono e l'una è connessa all'altra. In qualsiasi momento il Kuvasz si mostrerà estremamente diffidente con gli estranei e affettuoso con i padroni… Se non è un esemplare dal lavoro, ma vive comodamente in famiglia, riterrà il suo dovere difendere i figli del padrone dagli sconosciuti e sarà la guida dei più piccoli: se altri bambini verranno a giocare con quelli di casa si darà da fare per tenerli tutti uniti come se si trattasse di un gregge. In questo modo fa emergere il suo ancestrale istinto di responsabilità in un lavoro il cui scopo non è più la custodia di un gregge di pecore, ma di un gruppo di bambini.
ATTENZIONE E CURE SPECIFICHE
Trattandosi di un cane da pastore deve conservare il pelo un po' ruvido e non deve essere lavato troppo spesso; anche usando uno shampoo che non ammorbidisce il pelo, è preferibile lavarlo non più di una volta ogni tre mesi. Per conservare poi il candore del suo mantello vi sono vari procedimenti molto semplici: un lavaggio a secco usando diversi prodotti in schiuma o in polvere, oppure ricorrere a un metodo casalingo che dà risultati eccellenti e consiste nel mescolare, in parti uguali, carbonato di magnesio e borotalco, da cospargere in tutto il suo corpo. Dopo 20 minuti si procede alla spazzolatura. Dobbiamo comunque tener presente che si tratta di un cane che e meglio tenere quanto più possibile allo stato naturale, in piena libertà, affinché conservi la sua selvatichezza, senza imporgli nessun tipo speciale di tosatura né più cure di quelle qui elencate.


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